Job crafting: la strategia quando non ami più il tuo lavoro
Jun 18, 2021Cosa troverai in questo articolo
Quando il lavoro drena tutte le energie.
In questi giorni in consulenza parlavo con una persona che vorrebbe cambiare lavoro e ritrovare il benessere psicofisico. L’ambiente lavorativo le sta prosciugando tutte le energie fisiche e mentali, lasciandola senza forze per fare un cambiamento.
Emergono qui due aspetti importanti:
- desiderio di cambiamento
- la situazione attuale non dà lo spazio e le energie per attuare questo cambiamento
Insieme abbiamo individuato un piano per ritrovare energia, dare un nuovo significato al proprio lavoro e stabilito un piano per trovarne uno nuovo.
La pandemia ha portato molte persone a fare alcune considerazioni sul proprio stile di vita, e anche sul proprio lavoro.
Perché non amiamo più il nostro lavoro?
L'ambiente lavorativo.
Spesso dipende dall'ambiente lavorativo, più che dal lavoro in sé.
Un esempio sono i casi di mobbing.
Mobbing orizzontale, quando quel collega ti ha preso di mira e non perde occasione per metterti in cattiva luce. Molto spesso non sai nemmeno perché. Chissà cos’ha scatenato tanto rancore nei tuoi confronti? Spesso sono le dinamiche interne dell’altra persona, e quindi non possiamo farci niente. Ma intanto subiamo e sopportiamo, finché possiamo.
Mobbing verticale: quando il capo non perde occasione per dimostrare che non sei proprio così capace e per sottolineare pubblicamente i tuoi errori. Perché lo fa?
Non utilizziamo il nostro potenziale.
Altre volte invece esiste quello che chiamo il mobbing silenzioso.
Si verifica quando il lavoro non permette di sviluppare il proprio potenziale.
Ad esempio, ricopri un ruolo con un mansionario ben preciso, ma ti rendi conto che le tue passioni e talenti non vengono sfruttati.
Proponi un nuovo progetto timidamente e con un contenuto entusiasmo, ma non vieni ascoltato. Oppure il progetto viene accettato, ma affidato ad un altro collega.
Già a 17 anni mi dicevo “il momento per lasciare un lavoro sarà quando non avrò più niente da imparare”.
Se la realtà lavorativa non abbraccia con te l’idea di provare nuove sfide, mettere in pratica il tuo talento, sbagliare, sperimentare, difficilmente potrai imparare qualcosa di nuovo.
Quando la routine è sempre la stessa, le sfide sono sempre le stesse, è difficile mettersi in gioco e le occasioni per migliorare e imparare sono davvero poche.
Se essere felici, in modo autentico, significa sviluppare ed utilizzare il proprio potenziale nella vita di tutti i giorni, perché permettiamo che questo non accada nel lavoro?
“La felicità autentica deriva dall’identificazione e dalla coltivazione del proprio potenziale e dall’utilizzo quotidiano nel lavoro, nell’amore, nelle attività ricreative”.
Martin Seligman (il padre della psicologia positiva)
Sviluppare il proprio potenziale al di fuori del proprio lavoro non è abbastanza. Possiamo anche svegliarci la mattina alle 5 o alle 6 e goderci la morning routine (che comunque consiglio), ma l’obiettivo deve essere quello di sentirsi realizzati “full time”.
Quando il lavoro non ci aiuta a sviluppare il proprio potenziale, drena le nostre energie e a fine serata siamo esausti e non abbiamo la forza di fare attività fisica, di leggere quel libro che è sul comodino ormai da mesi, di dare il 100% della nostra attenzione e dedizione alle persone che amiamo, di sviluppare quel progetto o hobby che tanto vorremmo fare.
E poi ci chiediamo perché procrastiniamo? Perché siamo senza forze!
La forza di volontà
La nostra forza di volontà si è esaurita durante il giorno.
La forza di volontà non è illimitata.
Secondo molti studi scientifici sulla forza di volontà, è stato scoperto che quest’ultima è una risorsa limitata e come tale va dosata.
Ogni giorno, in una forma o nell’altra, esercitiamo forza di volontà.
Resistiamo alla tentazione di navigare su internet per finire il file su cui stiamo lavorando.
Scegliamo un’insalata quando invece bramiamo un bel piatto di spaghetti.
Ci mordiamo la lingua quando ci piacerebbe fare un’osservazione sprezzante.
Un crescente numero di ricerche dimostra che resistere ripetutamente alle tentazioni ha un costo mentale.
Alcuni esperti considerano la forza di volontà un muscolo che può essere affaticato da un uso eccessivo. (American Psychological Association -APA ).
Immaginiamo quindi quante volte al giorno utilizziamo la nostra forza di volontà se il lavoro o l’ambiente lavorativo non ci piace.
Come sarebbe invece se la giornata lavorativa ci desse quella carica positiva, ci rigenerasse, tanto da aggiungere nuovi stimoli e nuove energie per le attività post lavoro?
Questo non significa che bisogna essere tutti imprenditori di noi stessi.
Una strategia è quella di applicare il nostro talento durante la giornata lavorativa e dare un significato diverso alle attività che compiamo.
L’elemento che fa la differenza è cambiare prospettiva: ovvero riuscire a dare un nuovo significa al proprio lavoro e collegarlo alla propria vocazione.
Non perseguire la propria vocazione o addirittura ignorarla può in alcuni casi portare a frustrazione dovuta alla sensazione di non essere in controllo del proprio tempo, legata all’insoddisfazione e all’infelicità.
Job crafting: valorizza il tuo tempo a lavoro
Una di queste proposte è il job crafting: ovvero modellare il proprio lavoro su di sé, sul proprio potenziale e i propri talenti.
Job crafting significa personalizzare il proprio lavoro cercando di intervenire nei processi e nelle mansioni specifiche, nel rapporto con i colleghi e responsabili e nella ristrutturazione del significato.
Passare da una mentalità lavorativa tradizionale a una mentalità job crafting non è un processo facile ed immediato, ma è fattibile e soprattutto necessario se si desidera valorizzare il proprio tempo, anche a lavoro. Il tuo lavoro sembrerà più significativo e non avrai più la sensazione di "aspettare il weekend" per essere felice.
Quali sono i benefici?
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valorizziamo il nostro tempo quando valorizziamo noi stessi. Il job crafting permette di lavorare sui nostri punti di forza ed acquisire fiducia e nuove competenze;
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Acquisire fiducia genera energia. Energia che possiamo utilizzare altrove;
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permette di “risparmiare” della forza di volontà ed energia da utilizzare in altri progetti, hobby, nei confronti delle persone che amiamo.
Un lavoro, una carriera o una chiamata?
La psicologa di Yale Amy Wrzesniewski ha studiato come le concezioni mentali che abbiamo del nostro lavoro influenzano le prestazioni.
Ha scoperto che i dipendenti hanno uno dei tre "orientamenti di lavoro" o mentalità sul nostro lavoro. Vediamo il nostro lavoro come un lavoro, una carriera o una chiamata.
Le persone con un "lavoro" vedono il lavoro come il mezzo che permette loro di sostenersi economicamente e l’unico fine è lo stipendio a fine mese. Lavorano perché devono e aspettano con impazienza il week end o le vacanze.
Le persone che vedono il proprio lavoro come carriera lavorano non solo per necessità, ma anche per migliorare le proprie abilità e prestazioni e avere successo.
Infine, le persone con una chiamata (vocazione) lavorano senza sentire il “peso” del lavoro. Sentono che il lavoro contribuisce a qualcosa di altro, superiore. Grazie al lavoro applicano il proprio talento e aggiungono significato alla propria vita.
Se in questo momento, ti ritrovi nella concezione "lavoro", prova il job crafting.
Se l'obiettivo è quello di valorizzare il proprio tempo, non possiamo ignorare il tempo che dedichiamo al lavoro.
Se vuoi riconquistare l'entusiasmo e riaccendere la fiamma che avevi all'inizio del tuo percorso lavorativo, contattami per un percorso insieme.
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